Ogni giorno è il 25 novembre
Ieri è stata la Giornata Internazionale per l'Eliminazione della Violenza contro le Donne.
Barbara Bruni Cerchier
11/26/2025


TW: argomenti sensibili, tono sarcastico
Ho pensato molto se scrivere qualcosa in occasione di questa giornata e, nel caso, a cosa scrivere. Non volevo essere banale e non mi ritengo nessuno per poter pontificare sul tema; avrei lasciato volentieri questo spazio a esperte e attiviste ben più competenti di me.
Speravo di non incazzarmi almeno ieri, invece ho pensato bene di cercare un po' di leggerezza sui social. Grave errore, l'algoritmo non perdona.
Mi sono sentita senza speranza, vedendo quanti podcast e canali social diffondono teorie al limite del complottismo (vedi "l'epidemia di solitudine maschile" o gli "incel" e i "red pill") che fomentano gli uomini a sottomettere le donne e a non accettare il loro rifiuto.
Mi sono sentita presa in giro, perché la nostra classe dirigente fomenta tutto ciò.
Ironizza sull'aspetto estetico di una survivor.
Ci dice di nasconderci nelle farmacie e nelle chiese in caso di necessità.
Blocca i programmi di educazione sessuo-affettiva nelle scuole.
Afferma che il consenso non è poi così necessario - ah no, per i programmi di educazione sessuo-affettiva il consenso serve. Solo quando si parla del corpo delle donne è opzionale.
Poi si nasconde dietro alla scusa della "genetica dei maschi". Mi sembra che l'obiettivo ultimo sia quello di non faticare e non scontentare nessuno.
Educare alle emozioni, saperle riconoscere e saper gestire le reazioni dopo una frustrazione, un momento di rabbia, un rifuto, ... è faticoso. Richiede tempo. E richiede molto coraggio, perché indirettamente si va ad agire e mettere in discussione anche i modelli acquisiti fino a quel momento - alle volte - in famiglia.
È più semplice fare la morale alla vittima, spesso senza un cognome, e puntare il dito contro "il mostro", che puntualmente una professione e un cognome li ha.
Mi sono sentita stanca, perché la responsabilità ricade sempre sulla vittima: "Non avresti dovuto essere lì", "Non avresti dovuto vestirti così", "Avresti dovuto bere meno", "Avresti dovuto riconoscere prima i segnali", "Saresti dovuta scappare", "Avresti dovuto urlare e difenderti", "Non avresti dovuto provocare".
Ma, ehi! Di cosa mi lamento? In fondo dovrei essere grata di essere ancora viva. Stupida io che credevo si trattasse del minimo sindacale.
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