Non basta un numero
Disabilità, sport e inclusione: il caso Venturelli
Barbara Bruni Cerchier
12/3/2025


Il 3 dicembre di ogni anno ricorre la Giornata internazionale delle persone con disabilità, per aumentare la consapevolezza sul tema e per garantire dignità, diritti e benessere. Per il 2025 il tema scelto è il seguente: "Promuovere società inclusive per le persone con disabilità per favorire il progresso".
In quanto psicologa e psicologa dello sport, e in pieno spirito della giornata, l'obiettivo di questa riflessione è portare - con estrema umiltà - maggiore consapevolezza in ambito sportivo.
Partiamo, quindi, dalla definizione fornita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità: “qualsiasi condizione di salute che influisce su una funzione corporea o psichica e crea una barriera nella vita quotidiana“.
Come si può intuire non si parla solo di disabilità che comportano impedimenti fisici o motori (limitazioni di origine congenita o conseguente a una malattia o a un trauma) e sensoriali (deficit a uno o più dei cinque sensi). Rientrano anche le disabilità di carattere psichico (conseguenti soprattutto a psicosi, ma anche a disturbi depressivi, d'ansia, affettivi, eccetera) e intellettivo (deficit dello sviluppo intellettivo e ridotta capacità nell'affrontare le richieste adattive di società e ambiente).
Partendo da questa precisazione, prendo spunto da un paio di commenti trovati sotto un post dell'atleta Luca Venturelli (trovate il tutto nelle storie in evidenza "Pensieri").
Breve contesto: Venturelli è un atleta, Campione Europeo nei 10.000 metri e Campione del Mondo di Cross Country classe II3 (atleti autistici ad alto funzionamento). Nonostante alcuni adattamenti necessari da lui stesso dichiarati ("parto con le mani sulle orecchie allo start di partenza"), a causa del suo alto funzionamento non risulta idoneo alla partecipazione ai Giochi Paralimpici.
E è qui che nasce la confusione.
"Devi avere un impedimento fisico, non cognitivo, per gareggiare nelle Paralimpiadi".
Non è corretto. Per quanto riguarda l'atletica leggera, tra le classi previste dal Comitato Paralimpico compare anche la classe 20 - atleti con disabilità intellettiva.
"Scusa, ma in che modo l'autismo influenza le sue prestazioni? Se è ad alto funzionamento deve fare quelle normali".
Parlare di autismo - o meglio, di spettro autistico - è troppo generico. I disturbi dello spettro autistico si manifestano e si caratterizzano in modo differente da persona a persona. Inoltre, anche persone ad alto funzionamento possono sperimentare una serie di disagi legati al sovraccarico sensoriale e alle difficoltà nella sfera relazionale.
Quindi, perché un campione europeo e mondiale come Venturelli non può partecipare alle Paralimpiadi?
Dipende dalle federazioni. Il Comitato Paralimpico Internazionale, per quanto riguarda le disabilità intellettive, ha posto come limite un Q.I. non superiore a 75. Altri circuiti, come la Virtus Global Games - tramite la FISDIR, Federazione Italiana Sport Paralimpici degli Intellettivo Relazionali - prevede la partecipazione di atleti con un Q.I. superiore a 75.
È evidente, in ogni caso, che il criterio del quoziente intellettivo non è sufficiente a rappresentare una categoria così ampia e complessa come quella della disabilità intellettiva.
Ironia della sorte, i colori della "bandiera della disabilità", creata nel 2017 dal ballerino valenciano Eros Recio, prendono ispirazione dalle medaglie dei Giochi Paralimpici ...
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